A soli 13 km dal Lago di Varese, Casa Macchi conserva ancora i cimeli di un tempo, congelati nel tempo: libri, poltrone, tappeti e quadri. Non si tratta, come molte dimore nei dintorni dei bacini italiani, di una villa della nobiltà che fu, ma della casa di persone normali.
Si tratta di un palazzetto nella provincia di Varese, a Morazzone. Non vi è nulla di pregevole in questo luogo tranne la bellezza di una vita quotidiana, con la caffettiera rimasta sul fornello e la pipa lasciata sul tavolino del salotto. Fa uno strano effetto entrare nell’intimità, seppure ricoperta di polvere e ragnatele, di una casa borghese rimasta immobile dagli anni Sessanta, ma ora è possibile grazie al fatto che l’ultima proprietaria, Luisa Macchi, nel 2016 l’ha lasciata in eredità al FAI-Fondo Ambiente Italiano.
Ora, il progetto di restauro prevede preservare e valorizzare Casa Macchi, restituendo però al visitatore l’indiscutibile fascino di un mondo ormai scomparso. Si tratta naturalmente di un’operazione di tipo conservativo, necessaria però per assicurare alla dimora quell’affidabilità strutturale necessaria per l’apertura al pubblico e il raggiungimento degli standard museali. Il percorso di visita si snoderà poi tra gli ambienti più significativi del pian terreno e del primo piano, oltre alla rimessa della carrozza e alla scuderia, così da creare un’esperienza di visita nuova e interattiva che valorizzi il patrimonio di conoscenza che Casa Macchi è in grado di offrire. Inoltre, si intende riqualificare la vecchia merceria con ingresso verso Piazza Sant’Ambrogio, riattivando un esercizio commerciale del paese, concorrendo così alla rivitalizzazione del centro storico cittadino.
Un luogo, insomma, in cui la vita di persone semplici diventa protagonista e, al tempo stesso, emblema di un ritorno al centro storico di periferia, in modo da favorire il ricongiungimento – controcorrente – non solo con il passato, ma anche con l’aspetto comunitario che esso comporta.
QUI trovi alcune foto del bene in restauro.