Il respiro degli alberi
Un percorso lungo il Lago di Lavarone per scoprire tutte le sfumature dell'autunno
Per gli Indiani d’America, gli alberi sono le colonne del cielo. E quale migliore momento dell’autunno per godere di queste cattedrali arboree che svettano verso la volta celeste?
C’è un termine inglese che viene utilizzato per indicare l’insieme dei colori caldi che caratterizzano i boschi durante il periodo autunnale. Il foliage indica il tripudio di rosso, giallo, verde tenue, arancione, l’insieme di quei toni che scaldano l’anima al punto da infondere calore anche nelle membra, che già cominciano a intorpidirsi per i primi freddi ottobrini.
Si tratta di un periodo di sfumature magnifiche, spesso moltiplicate dai riflessi degli specchi d’acqua: è il caso del Lago di Lavarone, uno dei più antichi bacini carsici del Trentino che, oltre ad aver ottenuto nel 2017 l’ambito riconoscimento di Bandiera Blu, è circondato da un bosco unico nel suo genere.
La zona degli Altipiani Cimbri è infatti attraversata, dal 2001, da un percorso tematico permanente, ispirato alla bellezza degli alberi e alla loro simbologia di vita. Nato da un’idea di Giampaolo Osele, Il Respiro degli Alberi ha portato l’arte contemporanea nel bosco, permettendole di fondersi con l’elemento naturale e formare un ambiente unico, da godersi in bici – Lavarone è un comune bike friendly – a piedi, a cavallo o dall’alto di una parete di roccia.
Avanzando attraverso un caleidoscopio di colori, si incontreranno strane sculture arboree: coni di radici, travi di recupero, samare stilizzate, nidi di uccelli tessitori, funghi e sculture umane protese verso il cielo. Sculture nate dal legno, che ogni metà agosto vengono rinnovate, anche se solo alcune di esse diventeranno parte permanente del paesaggio.
Il percorso si dirama poi verso il lago di Caldonazzo, intersecandosi non solo con numerosi sentieri CAI, ma anche con quello della Pace, tracciato con l’intento di collegare tutti i luoghi, dallo Stelvio alla Marmolada, che potessero in un certo senso ricostruire il fronte italo-austriaco della Prima Guerra Mondiale. Nel quinto tratto – quello degli Altipiani di Folgaria e di Lavaredo – non manca infatti un cimitero di guerra, luogo da visitare sfruttando il silenzio attutito della foglie cadute.