Un luogo incantato e ricco di storia, posto nell’estrema propaggine della Penisola. Un luogo in cui si mescolano perfettamente colori, paesaggi, profumi, sapori e tanta storia. Un luogo al centro del Mar Mediterraneo, dal clima così mite e adatto allo sviluppo di tutte le opere umane da essere per secoli oggetto di contesa fra arabi, greci, fenici e popolazioni locali.
Scopriamo il borgo
Non è un caso che, nel 2016, la cittadina di Sambuca di Sicilia (provincia di Agrigento) sia stata designata come borgo più bello d’Italia dal programma televisivo Alle Falde del Kilimangiaro.
Ubicata su una collina che domina la valle del fiume Belice, a fianco della riserva naturale orientata del Monte Genuardo, oggi Sambuca di Sicilia conta 6000 abitanti.
Il primo insediamento risale all’830 d.C. e fu opera di un emiro arabo, che vi costruì il castello chiamato Zabut; nelle vicinanze si trovano i resti di una necropoli greco-punica, segno dell’avvicendarsi in quella zona di varie etnie.
Una popolazione islamica abitò certamente Zabut fino al 1225, quando l’esercito imperiale di Federico II se ne impossessò dopo due anni di assedio. I segni della dominazione araba sono ancora presenti nell’impianto urbanistico e nella cultura locale. Dal 1411 l’impianto urbano arabo, costituito dall’acropoli e da un quartiere di stretti vicoli, si ampliò verso la collina: è l’epoca delle grandi famiglie nobiliari siciliane, e il feudo di Zabut divenne baronia sotto i Peralta, i Ventimiglia e gli Abatellis.
Nel 1500 la presenza ebraica favorì l’espansione edilizia, con il Palazzo Panittieri e le abitazioni tutte intorno.
Il 1600 portò il grande Barocco anche a Sambuca, con edifici religiosi quali la Chiesa del Carmine, il Monastero di Santa Caterina e palazzi (Ciaccio, Beccadelli).
Prima del 1840 l’antico castello di Zabut venne smembrato e poi demolito. Oggi al suo posto sorge il Belvedere e la Chiesa Madrice. Fino all’Unità d’Italia Sambuca godette di una grande prosperità: grano, olio, vino, mandorle, pistacchi, capperi e palma nana. Non è mancata la cultura, avendo Sambuca ospitato il poeta Vincenzo Navarro, tra i padri del Verismo. Nel 1923 il regime fascista impose l’italianizzazione del nome della cittadina in Sambuca di Sicilia.
Il Lago Arancio e la fortezza sommersa
A contribuire decisamente al fascino di questo borgo non poteva mancare un lago: è il Lago Arancio, invaso artificiale realizzato negli anni Cinquanta nel bacino imbrifero del fiume Carboj.
Questo ampio specchio d’acqua, che si estende alle pendici del Borgo più bello d’Italia (3,7 km² per 30 m di profondità) è un importante luogo di sosta per considerevoli flussi di uccelli migratori. A valle dello sbarramento che da origine al lago, si trova la selvaggia e incontaminata Gola della Tardara.
Caratteristica che rende unico questo specchio d’acqua è la presenza semi-sommersa della fortezza araba di Mazzallakkar (costruita dopo l’830 probabilmente a difesa del castello di Zabut), che viene sommersa dalle acque del Lago Arancio ogni volta che se ne alza il livello, cioè ogni sei mesi.
Si trova nella zona dei Mulini, che ne conta diversi funzionanti grazie alle acque del fiume Rincione, che poi alimenta il Lago di Arancio (tramite la diga Carboj). Questo sistema ha decretato la decadenza del fortino arabo: le escursioni termiche e le depressioni idrogeologiche ne accelerano la rovina. Tanto forte è ancora oggi il ricordo della dominazione araba, che si evince anche dai sette vicoli saraceni (li sette vaneddi) presenti a Sambuca, e dalle purvere, cave sotterranee di pietra. Si parla anche di una via fantasma, che taglia la zona da nord a sud. Fu scoperta nel 1882, a seguito di avvistamenti di spettri di guerrieri arabi. Da fonti risalenti al 1975, sembra che non fosse raro scoprire resti umani a seguito di opere di rifondazione: diversi guerrieri sarebbero morti in quel luogo per mano di Federico II.