Proprietà benefiche –al corpo come allo spirito- vengono riconosciute alle acque termali fin da tempi piuttosto remoti. I primi veri pionieri nella costruzione di impianti per lo sfruttamento delle acque curative furono ovviamente i Romani, come testimoniano i numeri stabilimenti disseminati lungo la nostra Penisola e nei punti strategici dei territori conquistati (Bath, Baden, Luchon, Aix-les-Bains).
Non è un caso che molti di essi, anche nella forma modernizzata e patinata di centri benessere, sorgano vicino ad alcuni laghi: in numerose teorie cosmogoniche, l’acqua è infatti uno degli elementi fondanti del mondo, tanto che fiumi, sorgenti e laghi erano spesso oggetto di sacrifici e di riti propiziatori. Già allora la sacralità delle acque era associata all’attività terapeutica: bagni ricchi di speranza venivano fatti per curare mali corporei e spirituali, nella convinzione che l’aspetto cristallino delle acque potesse in qualche modo depurare e ripulire dalla sporcizia del male.
Ancora oggi, sebbene il misticismo di certi procedimenti sia stato sostituito dall’esatta scienza dell’idrologia e della chimica, si riconoscono a determinate acque delle proprietà curative e fautrici di benessere. L’Italia, per la sua conformazione figlia del vulcanismo, del carsismo e della spinta dei ghiacciai, è ricca di luoghi affascinanti e rinomati per le caratteristiche organolettiche e taumaturgiche delle acque da cui sono lambiti.
Basti pensare a regioni come la Campania e la Toscana, dove il calore e la violenza dei vulcani ha permesso l’affioramento di sorgenti termali talmente numerose da arricchire e rendere speciale anche il territorio più sperduto. Tuttavia gli sconvolgimenti geotermici, che spesso con la loro violenza portavano a delle modificazioni repentine nella morfologia del territorio, dovevano apparire piuttosto sinistri agli occhi dei popoli antichi: non è raro che, prima di scoprire i benefici di determinate sorgenti, la gente usasse girare alla larga da luoghi caratterizzati da esalazioni gassose, acque calde e fisiologica assenza di piante e animali.
C’è una zona, situata nella provincia di Pisa, dove la concentrazione è talmente elevata da passare quasi inosservata. A Sasso Pisano, infatti, oltre al recente (2014) Biolago Termale Geotermico –un impianto adibito a piscina comunale- ci sono numerose sorgenti che alimentano dei lavatoi piuttosto datati, utilizzati a scopi curativi soprattutto in tempi remoti, mentre oggi finiscono per irrigare campi e abbeverare animali di passaggio. C’è però da dire che Sasso Pisano può vantare le sorgenti più calde della Toscana: con i loro 65°, le tre sorgenti de Il Bagnolo, situate nei pressi degli scavi etruschi de Il Bagnone, sono utilizzate per preparare bevande o per fare abluzioni.
La Toscana vanta anche un’altra zona ricca di campi geotermici e fumarole, le cui esalazioni gassose e fumi ne fanno un luogo dall’aspetto quasi lunare. Stiamo parlando della zona dei Lagoni, in provincia di Grosseto, riconosciuta come biotopo perché è una delle pochissime aree naturalmente prive di vegetazione a causa delle emissioni gassose che provocano il riscaldamento del terreno. Nella zona è presente il sulfureo Lago Boracifero, caratterizzato da colline metallifere e paesaggio spoglio, non è certo un luogo accogliente, anche se indubbiamente ricco di mistero.
In Sardegna, i fanghi del lago di Casteldoria, grazie ai 70° C delle sorgenti termali che sgorgano da una frattura nella roccia vulcanica, si caricano di caratteristiche chimico-fisiche tali da risultare alleati preziosi contro infiammazioni, congestioni e malattie della pelle.
Allo stesso modo, il paradisiaco Lago Venere, posto sulla sommità di un antico vulcano nell’Isola di Pantelleria, nasconde dei fanghi ricchi di sostanze nutrienti preziose per la pelle. Le acque sono calde – intorno ai 60° gradi – e sature di zolfo, e sono liberamente a disposizione dei visitatori in cerca di benefici.
In Campania, invece, di questo tipo c’è il lago d’Averno, il cui nome deriva da una parola greca dal significato emblematico: “senza uccelli”. In più, secondo la mitologia antica, l’Averno costituiva l’accesso al mondo degli Inferi, terra dei morti e regno del dio Plutone. L’assenza di fauna e di flora è dunque un tratto comune a questi bacini dai tratti sinistri, in cui le esalazioni gassose dall’odore demoniaco provengono direttamente dal cuore della terra.
In questa zona, quella dei Campi Flegrei, le acque fanno da padrone. Il numero dei laghi è piuttosto elevato: abbiamo il lago di Licola e di Fusaro, ma anche di Lucrino e il lago di Miseno, formatisi grazie ai sedimenti portati dal mare e usati come parte antistante di importanti porti della romanità. Il lago di Lucrino, in particolare, era rinomato per le numerose sorgenti termali: sembra che il primo impianto sia stato costruito a seguito della scoperta di un certo Antistio Vetere, che rinvenne la prima fonte nei pressi di quella che era stata la villa di Cicerone. Il Balneum Ciceronis fu solo il primo degli impianti quivi costruiti: gli Angioini incoraggiarono la popolazione all’uso delle sorgenti flegree a fini terapeutici e, ancora oggi, la zona è meta di persone che ricercano il relax e i benefici dati dalle acque sulfuree. Le Stufe di Nerone, per esempio, sono delle sorgenti che sfruttano delle strutture di epoca romana votate alle saune e ai fanghi. Vi è poi il Lido Nerone, posto in riva al mare, dove è possibile immergersi nelle acque bollenti in apposite vasche situate sulla spiaggia.
Sempre in Campania, a meno di due chilometri dal lago di Telese (in provincia di Benevento), formatosi a seguito del terremoto del 1349, vi è il complesso idrotermale omonimo immerso in un parco, usato per cure idroponiche e aerosolterapie.
I terremoti sono senza dubbio uno dei fenomeni che causano il crollo di cunicoli e di porzioni di terreno, soprattutto di quelli classificati come carsici, già indeboliti dall’inesorabile azione dell’acqua. C’è però da dire che quella stessa acqua si carica di sali minerali e caratteristiche che la rendono particolarmente indicata per le cure termali: può infatti diventare sulfurea o oligominerale.
Nel primo caso, può dare origine a delle piccole piscine naturali, come nel caso del lago di Paterno in provincia di Rieti: conosciuto già nell’antichità per le sua collocazione al centro della Penisola –tanto da essere definito “ombelico del mondo”- ospita oggi due laghetti sulfurei quasi sempre accessibili (il bagno è vietato solo se la percentuale di zolfo diventa troppo elevata), adatti per la cura di otiti, di infiammazioni dell’apparato genitale femminile, dell’apparato respiratorio, di coliti, gastriti, assunzione di metalli pesanti, malattie della pelle e artropatie.
La sorgente termale solforosa più famosa d’Italia è sicuramente quella di Boiola, nei pressi di Sirmione (Lago di Garda): la sorgente sgorga a circa 300 metri di distanza dalla sponda, alla profondità di 17 metri. L’acqua, che ha una temperatura di 63°, proviene dal bacino di impluvio del Monte Baldo, posto a 2200 metri; scende poi nel sottosuolo per 2200 metri, dove si arricchisce di sali minerali. Nel giro di venti anni, l’acqua è pronta per essere utilizzata, soprattutto per curare le malattie dell’apparato respiratorio, del sistema cardio-vascolare, della pelle, dell’apparato genitale, del sistema muscolare, otorinolaringoiatriche, dell’apparato scheletrico.
L’acqua sulfurea calda sgorga anche nei pressi del lago della Piastra, in Piemonte, dove, in una piscina all’aria aperta, si mantiene sempre alla temperatura di 36°. Era apprezzata così tanto che il re di Sardegna Carlo Emanuele III l’aveva destinata al proprio uso personale, costruendovi lo stabilimento detto Il Baraccone.
Se vi capita invece di fare una passeggiata nella leggendaria zona di Lagole, in Veneto, noterete un forte odore di zolfo: il lago di Cadore, infatti, sorge sull’antico bacino delle Tose, uno dei più importanti siti della civiltà paleo-veneta, la cui sacralità era legata alle suggestive e magiche sorgenti d’acqua solforosa. I Romani le utilizzavano per curare le malattie della pelle e per facilitare la rimarginazione delle ferite, mentre oggi sono usate per curare malattie circolatorie, dell’apparato locomotore, del fegato e delle vie biliari, come pure per le patologie cutanee, respiratorie, gastroenteriche, urinarie e del ricambio.
Nella zona di Padova, invece, è la zona dei Colli Euganei ad essere catalizzatrice di acque dalle proprietà terapeutiche: abbiamo il laghetto della Costa, lago naturale alimentato da una sorgente a 45° da cui si estraggono i preziosi fanghi utilizzati nei centri benessere, che un tempo era noto come il “lago delle sette fontane”, per la presenza di numerose fonti fredde, calde, salate e solforose. È probabile che abbia offerto del materiale a Foscolo per le Ultime lettere di Jacopo Ortis, in quanto Jacopo e Teresa compiono una passeggiata “lungo la riva
di un fiumicello sino al lago de’ cinque fonti”.
A pochi passi dal lago, sempre in località Costa, si trova un’altra fonte di acqua termale, la cosiddetta Fonte Raineriana. L’arciduca Ranieri d’Austria fece costruire una specie tempietto romano per proteggerla; a lui va anche il merito di aver finanziato gli studi dell’acqua solfatico-carbonatica perché i benefici terapeutici potessero essere scientificamente fondati. Oggi l’acqua è quasi completamente prosciugata, ma avvicinandosi al tempietto si può ancora percepire il caratteristico odore di zolfo.
Nella stessa zona è presente anche il Lago di Lispida, alimentato da polle di acqua solforosa calda, e serbatoio di preziosi fanghi per le cure termali.
Nel caso in cui i minerali di cui l’acqua si arricchisce siano di natura diversa, si potrà beneficiare di acque leggermente più fresche, la cui temperatura si attesta sullo stesso livello di quella corporea, o di acque decisamente fredde, ma che apportano al corpo umano dei benefici particolari.
Nel Lazio, a 6 km dal lago di Canterno, posto in provincia di Frosinone, si hanno le famose terme di Fiuggi, circondate da boschi di castagni, querce e pini. Le due fonti -la Fonte Bonifacio VIII e la Fonte Anticolana- conservano le proprietà benefiche delle acque oligominerali povere di sodio, tanto da essere particolarmente versate alla cura della calcolosi renale, della gotta e delle infiammazioni dell’intestino.
La stessa distanza divide il lago Moro, un piccolo lago alpino lombardo dalle ripidissime pareti brune, dalle quattro sorgenti di Boario Terme, caratterizzate da diverse concentrazioni di minerali e usate in particolar modo per cure estetiche e per alimentare i centri benessere.
Sotto la provincia di Bergamo ricade invece il Lago di Endine, o Spinone, sulle cui rive si affaccia il paese di Spinone al Lago, noto per le terme di San Carlo. Lo stabilimento prende il nome da Carlo Borromeo che, secondo la leggenda, qui aveva trovato ristoro nel 1575. Poco distante, le Terme di Gaverina sono alimentate da acque mediominerali fredde (12,5° C) che sgorgano da quattro sorgenti, e sono usate per curare malattie cardiovascolari, dell’apparato urinario, otorinolaringoiatriche e delle vie respiratorie; sono indicate anche per patologie dell’apparato gastroenterico, del ricambio, reumatiche e della locomozione.
Un perfetto esempio di sinergia tra natura e benessere è rappresentato dalle Terme di Pejo, a pochi chilometri dal lago di Pian Palù, un complesso termale posto a 1390 di altitudine nel Parco Nazionale dello Stelvio, nel cuore del Trentino-Alto Adige. Le acque sono adatte per curare disturbi articolari, circolazione linfatica e venosa, pelle, vie respiratorie, apparato gastroenterico e vie urinarie.
Per le malattie della pelle, soprattutto per la dermatite atopica nei bambini, sono indicate invece le acque delle Terme di Comano, poste a 6 km dal lago di Ponte Pià, che pare siano state protagoniste della guarigione del Conte di Castel Spine, premiato per aver scacciato i denigratori della Sibilla.
L’aristocrazia asburgica apprezzava invece l’Acqua Forte, acqua termale che sgorga nei pressi del lago di Levico, caratterizzata da un elevato contenuto di minerali e, soprattutto, di ferro: a contatto con l’aria si ossida, assumendo la particolare colorazione rossastra, indicata per le patologie della pelle, dell’apparato muscolo-scheletrico e delle vie respiratorie.
Sempre il Trentino ospita, oltre al rarissimo dittero di alta montagna Leptis Monticola, anche i cinque laghetti alpini del Corvo. Il Parco Nazionale dello Stelvio è la cornice di un parco di larici e abeti della veneranda età di settanta anni, dove zampillano le sorgenti delle Terme di Rabbi capaci di lenire, grazie alla concentrazione di anidride carbonica, malattie artro-reumatiche, vascolari, in particolare la cellulite, affezioni del sistema respiratorio e di quello gastro-intestinale.
Per terminare questa rassegna delle benefiche acque italiane, torniamo sullo splendido Lago di Garda, stavolta sul versante veronese. Un soggiorno nel Parco Termale del Garda, ricavato nel secolare giardino di Villa dei Cedri, permetterà di godere delle acque che sgorgano all’ideale temperatura di 37°, ideali per la balneoterapia in caso di artrosi, flebiti, malattie vascolari periferiche. Sono adatte altresì per la riabilitazione motoria, per le malattie della pelle come dermatite, dermatosi allergiche, eczema, trattamenti estetici contro cellulite e ritenzione idrica.