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Il fagiolo venuto dall’America

La storia del (quasi) perduto Fagiolo Rosso del Pantano di Pignola

Stava per sparire per sempre, fagocitato da un’economia basata sull’allevamento e sul fisiologico esodo verso le città dei self-made men delle nuove generazioni; per questo, oggi, la Fondazione Slow Food lo protegge e ha eletto gli ultimi coltivatori a veri e propri custodi. Questa è la storia del Fagiolo Rosso Scritto del Pantano di Pignola.

All’apparenza, con il suo seme ovoidale a fondo beige screziato di rosso, potrebbe essere scambiato per il più comune Borlotto; in effetti, ne è una varietà, ma il Fagiolo Rosso Scritto è un ecotipo che cresce solo nei pressi del Lago Pantano di Pignola, nella Valle del Basento (PZ). Questo dato è molto importante: sono infatti i terreni di queste zone – un mix di argilla, sabbia e limo – insieme alle condizioni climatiche – siamo a 600 metri s.l.m. e nemmeno in estate le temperature superano i 30°C – a fare di questo fagiolo una produzione unica nel suo genere, almeno in Italia.

Quando gli Spagnoli, di ritorno dalle Americhe, importarono questa pianta rampicante dai fiori bianchi e dai baccelli color porpora, non potevano immaginarsi che sarebbe diventata una delle più grandi colture della zona. Alcuni documenti degli ordini conventuali – risalenti al XVI-XVII secolo e conservati presso l’Archivio di Stato di Potenza – registrano una produzione annuale di 24 kg, una quantità sicuramente significativa per l’epoca, ma che era destinata a crescere. Dalla statistica voluta da Gioacchino Murat nel 1811 e riguardante il Regno di Napoli, emerge infatti come il Fagiolo Rosso Scritto del Pantano di Pignola costituisse il sostegno fondamentale per le famiglie contadine della zona. L’ascesa continua fino al 1923, quando il Fagiolo partecipa alla III Fiera Campionaria di Napoli e viene citato da «Terra Lucana» tra le produzioni secondarie della regione, insieme alle fave di Lavello, ai ceci di Melfi, alla lenticchia di Potenza e Vaglio, ai fagioli di Muro Lucano e dell’alta valle dell’Agri, alle castagne, alle mele, alle pere, alle pesche e ai fichi.

D’altronde il fagiolo, con la sua buccia sottile, si presta bene alla preparazione di corroboranti zuppe e antipasti, come pure a quella di contorni da servire con la carne. Ha infatti un alto apporto proteico, che lo rende adatto anche a persone malate di diabete mellito e sindrome metabolica. Recentemente è stato riscoperto anche l’abbinamento con  il Calatammuro, un vino che ben si presta alla sua degustazione.


 

Laureata in Lettere Moderne e in Informazione, Editoria e Giornalismo, è appassionata di letteratura contemporanea, scrittura, fumetto e nuovi media. Collabora come editor per diverse case editrici romane e come articolista per testate online.