I guardiani della montagna
I cani San Bernardo: fedeli compagni sulla neve
Folta pelliccia, occhi saggi e una fiaschetta che pende dal collare: questa è la storia del San Bernardo, uno dei cani più grossi e teneri del mondo.
I cani dei Romani
Che fosse il buontempone Beethoven o Nana, la bambinaia di Wendy e dei suoi fratelli nel celeberrimo Peter Pan, oppure il fido Nebbia di Heidi o il mezzo pastore scozzese di Jack London ne Il Richiamo della Foresta, il San Bernardo ha senza dubbio una storia di apparizioni cinematografiche di tutto rispetto.
Ma la sua storia inizia molto prima, durante le operazioni militari romane, quando dei minacciosi mastini venivano messi a guardia dei valichi alpini e dei punti strategici, continuamente minacciati dalle popolazioni restie ad accettare il dominio romano.
Eppure, la prima testimonianza della presenza di questi colossi – o meglio, molossi – giunge solo nel 1600, attraverso il ritratto di un grosso mastino del Colle del Gran San Bernardo, scaturito dalla mano del pittore napoletano Salvator Rosa.
Contro i pericoli della montagna
Ci troviamo a 2.473 metri di altitudine, nei pressi del colle posto tra la valdostana Valle del San Bernardo e la svizzera Valle d’Entremont, sulle Alpi Pennine. È l’antico Summus Poenius, sul quale presidia, fin dall’anno 1035, l’Hospice du Grand-Saint-Bernard, un ricovero per viaggiatori e pellegrini fondato da Bernardo da Mentone, il santo patrono di Aosta protettore degli alpinisti e degli sciatori.
All’ospizio, che si specchia sul Lago di San Bernardo, nel 1660 fu fatto dono, da parte di alcune famiglie nobili, di grossi mastini da guardia che potessero aiutare i canonici non solo contro i frequenti briganti, ma anche nel trasporto di piccoli carichi (latte, formaggio). I cani fornivano persino la forza motrice per azionare un grosso spiedo, dove veniva cotta la carne per gli ospiti.
Senza dubbio, però, l’utilizzo più conosciuto di questi grossi cani era come ausilio ai maronniers (ausiliari dei canonici) per tracciare piste sulla neve fresca, prevedere la caduta di valanghe e ritrovare i viaggiatori dispersi col maltempo. Il cane più famoso fu un certo Barry che, tra il 1800 e il 1814, salvò ben quaranta persone; da quel momento in poi, al miglior maschio di ogni cucciolata viene dato lo stesso nome, in onore del coraggioso predecessore.
La razza
Siamo nei primi anni del XIX secolo, quando ancora la razza non era conosciuta come San Bernardo, ma solo come Chien Barry: in effetti si trattava di esemplari di mastino alpino, cane a pelo corto perfetto per il lavoro nella neve, oggi scomparso. Il San Bernardo – denominazione emersa solo nel 1862, in occasione di un’esposizione cinofila a Birmingham – più simile a quello che conosciamo noi oggi, nasce dall’incrocio col Terranova, operazione che, oltre ad aver eliminato i problemi derivati dalla consanguineità, ha donato al San Bernardo il pelo lungo, più bello e morbido ma meno adatto alla neve.
Ciò non toglie che, se addestrati, questi affettuosi cuccioloni possono rivelarsi un aiuto prezioso durante le scabrose traversate montane.
Per chi fosse interessato, l’Hospice – oltre a un albergo e a un museo – custodisce un allevamento di cani. Ma vi conviene andare lì d’estate: in inverno i San Bernardo svernano a Martigny, in territorio svizzero.